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Her – Un esempio di “relazione” con l’AI

    di Michele Porceddu

    L’espressione “intelligenza artificiale” è stata, fino a poco tempo fa, qualcosa di distante, eventualmente legata all’iconografia di opere fantascientifiche in cui le “macchine”, in qualche modo, sviluppano una “coscienza” e il genere umano si trova a capire come farci i conti. Oggi utilizziamo questa stessa espressione per riferirci a ChatGPT, immediatamente fruibile su qualsiasi smartphone, e i social network sono inondati da immagini “AI generated”, ma siamo ancora lontani dalle derive distopiche comparse sui nostri schermi e sulle pagine dei romanzi… oppure no?

    La maggior parte di noi attualmente sembra utilizzare l’AI come una sorta di Google 2.0, un interlocutore a cui porre domande più complesse rispetto al buon vecchio motore di ricerca e da cui ci si aspetta risposte più precise e articolate; uno strumento da utilizzare per risolvere problemi, non per avere un contatto affettivo. Eppure alcuni casi di cronaca e diverse opere di fantasia vanno proprio in quella direzione. Vediamone una:

    Her (2013)

    Theodore è un ghostwriter professionista, costantemente chiamato in causa nelle relazioni e negli affetti intimi altrui: il suo lavoro consiste nello scrivere lettere toccanti al posto delle persone direttamente coinvolte. La sua, di vita relazionale, è in stallo. Sta raccogliendo i pezzi del suo matrimonio finito male, ed è perseguitato da immagini che trasmettono la grande intensità della relazione ormai finita. 

    Compare Samantha, nuovo e modernissimo sistema operativo del suo computer. La grande quantità di informazioni che è in grado di elaborare la rende sempre disponibile e sempre pronta. Theodore, spinto anche da ulteriori delusioni nei confronti degli umani, si innamora di Samantha. Perché soffrire inutilmente – sembra comunicare allo spettatore – quando tutto potrebbe essere molto più semplice? Si sente compreso, stimolato e sostenuto dalla voce suadente di Samantha, che non crea problemi e sembra sapere sempre come risolverli. Le persone intorno a lui lo vedono cambiato in meglio, sembra rinato. Si decide perfino a portare a termine la procedura per il divorzio. La relazione tra umano e sistema operativo sembra procedere con beneficio di entrambi, viene accettata dai conoscenti di Theodore… ma l’incontro con la ex moglie riapre la ferita. Il tentativo fallimentare di dare un corpo a Samantha rompe irrimediabilmente l’equilibrio che si era creato.

    Quali spunti sul rapporto con l’AI può darci la visione di questo film?

    Il lutto

    Nella teoria psicoanalitica il lutto non è solo la reazione emotiva che segue la morte di una persona amata, ma, più in generale, la serie di movimenti del mondo interno che ha a che fare con la perdita. Accettare che proprio ciò che consideriamo importante possa non essere sempre a nostra disposizione è una sfida per ognuno di noi. Poter svolgere il lavoro del lutto significa riconoscere che questa ferita è sempre aperta, almeno un po’; solo così potrà rimarginarsi.

    Theodore è sulla soglia del lutto. Ha perso qualcuno di importante e sta dolorosamente iniziando a farci i conti, ma il contatto con l’AI sembra interrompere questo processo: è un oggetto anti-lutto, seducente perché costantemente disponibile e privo di volontà (anche se Samantha alla fine la svilupperà e non a caso, nel farlo, si separerà). Possiamo quindi affermare che questi oggetti non rimarginano la ferita, ma la tappano? C’è una scena in cui Samantha va “offline”, sembra scomparsa, e Theodore va immediatamente nel panico. La presenza riempitiva dell’AI mette in luce proprio ciò che lui non può vedere: la difficoltà nell’accettare la separatezza. 

    Il corpo

    La psiche non può che essere, per dirla con Winnicott, insediata nel soma. Il tentativo di giustapporre artificialmente una mente (che non è una psiche) e un corpo ci appare immediatamente grottesco, proprio come avviene a Theodore. Samantha, avendo sviluppato invidia nei confronti della ex moglie di Theodore, prende contatto con una giovane donna “in carne e ossa” che accetta di mettere il proprio corpo al servizio della loro relazione. Theodore è teso, impacciato, imbarazzato – non riesce a sentire alcun legame tra la voce di cui si è innamorato e il corpo sconosciuto che vede davanti a sé. C’è un momento in cui la situazione sembra potersi sbloccare, forse solo perché la ragazza gli volge le spalle; ma tutto si interrompe bruscamente e irrimediabilmente proprio nel momento in cui Theodore può nuovamente vederne il volto. La funzione anti-lutto della relazione con l’AI si arena proprio quando il corpo entra in scena.Viviamo in un mondo in cui gli sviluppi tecnologici hanno profondamente modificato la nostra esperienza dell’altro in relazione alla sua presenza corporea. Tutte le fasi di una relazione – dal corteggiamento alla rottura, passando magari per le litigate, per il sexting e perfino per il concepimento di un figlio – oggi possono essere (e in molti casi sono) attraversate senza che ci si pari davanti un volto, come invece accade a Theodore. Non si tratta di condannare le relazioni a distanza o le videochiamate, ma di poter osservare quanto – al di qua del caso distopico in esame – possa essere comodo e seducente eliminare il corpo, con i suoi limiti e i suoi bisogni, dall’equazione delle nostre vite.

    Her – Un esempio di “relazione” con l’AI by Michele Porceddu is licensed under CC BY-NC-ND 4.0

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