
La frase di Terenzio “Sono un uomo, e nulla di ciò che è umano mi è estraneo” ci invita a riflettere su ciò che definiamo umano e ciò che si colloca oltre, in un luogo che è “non più”. Questo confine, che separa il familiare dall’estraneo, il noto dallo sconosciuto, il normale dal patologico, è in continuo movimento.
Viviamo in un’epoca di trasformazioni profonde: eventi globali, dalla pandemia al cambiamento climatico, ci ricordano che, nonostante il nostro desiderio di controllo, siamo parte di un mondo imprevedibile. Nel frattempo, la tecnologia, e in particolare le cosiddette Intelligenze Artificiali (IA), sta ridisegnando il modo in cui ci percepiamo e interagiamo. L’essenza dell’umanità sta cambiando?
Gli “algoritmi”, un tempo nascosti nei meccanismi dei social network, sono ora al centro del discorso pubblico. Le IA promettono opportunità straordinarie, ma suscitano anche timori profondi. Ci troviamo a dialogare con sistemi che sembrano umani: rispondono, elaborano informazioni, e talvolta ci sorprendono. Si tratta di mettere in gioco quotidianamente la possibilità di aumentare ancora e ancora le nostre capacità e possibilità, di modificarci, di proporre versioni di noi molto diverse da quanto avremmo potuto immaginare alcuni decenni fa.
Questi cambiamenti ci spingono a porre domande cruciali: cosa significa essere umani? Se la nostra identità fosse modificata pezzo dopo pezzo, come nel noto paradosso della nave di Teseo, saremmo ancora noi stessi? O stiamo entrando in un’epoca in cui l’idea stessa di “umano” deve essere ancora una volta rimessa in discussione?
Durante la pandemia, abbiamo toccato con mano la nostra fragilità, confrontandoci con un virus invisibile che ci ha messo di fronte alla nostra mortalità. Allo stesso modo, il cambiamento climatico ci richiama continuamente alla nostra dipendenza dal mondo naturale di cui facciamo parte. Questi eventi ci insegnano che, nonostante i progressi tecnologici, restiamo esseri vulnerabili.
Con questi interrogativi, l’associazione METIS Onlus, che lavora nel campo della sofferenza mentale grave, ha deciso di esplorare il tema “Umano e Non Umano” attraverso una serie di conferenze-dialogo tra psicoanalisti ed esperti di discipline che lavorano con e interrogano da diversi vertici l’emergente campo delle intelligenze artificiali.
Scopo delle conferenze è quello di iniziare a riflettere come le IA stiano cambiando i confini del nostro mondo, portandoci a confrontarci con domande senza tempo, e come questo possa avere un impatto sulla società e sulla cura del dolore psichico.